INQUINANTE SO2 (ossidi di zolfo) |
I più importanti composti inquinanti dello zolfo sono gli SOx e H2S. Con il termine SOX si indicano sei diversi composti gassosi dello zolfo: tra questi ossidi, i più importanti e i più diffusi per la loro alta concentrazione sono lSO3 e lSO2 . Questultimo è un gas incolore, non infiammabile e non esplosivo, dallodore soffocante, estremamente solubile in acqua ed è circa due volte più pesante dellaria.Reagisce con l'O2 formando SO3 e per successiva umidificazione H2SO4 . L'H2S è un gas molto solubile in acqua dal caratteristico odore di uovo marcio, caratteristico di emissioni da putrefazioni organiche e da industrie di lavorazione del petrolio. Come importanza prevale l'attenzione per la SO2.
2)PROCESSI CHE LI GENERANO
FONTI DA CUI PROVIENE L'INQUINANTE SO2 (anno '85) | ||||
centrali termoelettriche | riscaldamento | traffico | industria (uso di combustibili) | |
quantità ton/anno | 890,82*103 | 580,91*103 | 175,33*103 | 1412,73*103 |
% | 29,1% | 19% | 5,7% | 46,2% |
Quattro sono le fonti principali che danno conto del 90% delle
tonnellate di sostanze inquinanti che immettiamo annualmente nellambiente, come si
vede nella tabella. Oltre alle fonti principali, abbiamo alcune altre fonti secondarie
come: esalazioni vulcaniche, esalazioni di paludi, putrefazione di sostanze
organiche in genere. Alla base delle fonti principali di inquinamento ci sono i
combustibili. I contributi più rilevanti allinquinamento atmosferico dovuto agli
ossidi di zolfo, provengono dai processi di combustione che si svolgono nellambito
della produzione di elettricità e di calore (centrali termoelettriche e produzione di
calore anche a fini domestici) e nellambito dellindustria dalla produzione di
energia elettrica e/o calore, dall'industria dei metalli, chimica e petrolchimica,
dall'industria della carta e della grafica. Volendo parlare di valori concreti le
emissioni di SO2 variano in concentrazione da 0,03 ppM riferiti
allaria pulita e a 50 ppM riferiti allaria di zone industriali.
Possiamo classificare le sorgenti emittenti inquinanti
in: STAZIONARIE (camini) MOBILI (veicoli a motore)
DIFFUSE (emissioni non convogliate) NATURALI (vulcani, processi biologici,
emissioni di vegetali) ARTIFICIALI (processi di combustione in centrali termiche,
processi industriali, attività agricole e domestiche) .
In Toscana, negli ultimi anni, le città
maggiormente responsabili dellinquinamento da SO2 sono Firenze e
Livorno che hanno il primato sia per le emissioni da industrie che per quelle da traffico
veicolare pesante.
La diminuzione avvenuta dal 1989 in poi è
imputabile per grande parte al settore produzione energia ed è dovuto
allutilizzo, principalmente da parte dell ENEL, di combustibili con minore
tenore di zolfo. Altre ragioni della
diminuzione di SO2 sono da ricercare nella graduale sostituzione di gasolio e
di olio combustibile con gas naturale, nei processi di produzione di energia e nel
riscaldamento domestico, nellabbassamento del contenuto di zolfo nel gasolio per
riscaldamento e autotrazione ( BTZ cioè a basso tenore di zolfo; il limite legale
è stato abbassato dal 1,1% del 1980 fino allo 0,3%); infine in alcuni casi anche alla
sostituzione dellolio combustibile con contenuto di zolfo pari al 3-4% con carbone
all1% di zolfo o sempre con olio a basso tenore di zolfo. E però da notare
che anche il traffico veicolare influisce su queste emissioni. Nelle città comunque,
escludendo le emissioni industriali, la maggior sorgente di anidride solforosa è il
riscaldamento domestico. Questo fa capire che la concentrazione di SO2
nellaria dipende molto dalla stagione e dalla rigidità del clima. In una grande
città del Nord, concentrazioni medie giornaliere di 0,40 ppm non sono infrequenti (limite
massimo per legge 0,14 ppm) e valori di questo genere per diversi giorni consecutivi
vengono considerati corrispondenti ad una alto inquinamento.
3) EFFETTI SULL'UOMO E SULL'AMBIENTE
SULL'UOMO: lanidride solforosa è
riconosciuta tra i gas tossici. Gli effetti sulla salute sono di irritazione delle vie
respiratorie a vari livelli. Al di sopra della concentrazione nellaria di 25 ppm,
gli effetti irritanti sono limitati alle congiuntive e al tratto superiore
dellapparato respirarorio; 0,03 ppm sono avvertiti come sapore sgradevole; 0,5 ppm
sono avvertiti come odore; a 1 ppm il polso ed il respiro risultano accelerati; a 1,6 ppm
si assiste a fenomeni di bronco-restrizione negli individui più sensibili; 10 ppm causano
irritazione a occhi, naso e gola, esposizioni prolungate a questo gas in concentrazioni di
2 ppm possono provocare irritazioni alle mucose nasali, bronchiti e malattie polmonari e
laggravarsi di malattie cardio-vascolari. I danni maggiori alla salute sono quelli a
carico dellapparato respiratorio, soprattutto legati alla combinazione con il
particolato sospeso nellaria, che in presenza di SO2
riesce a penetrare in profondità allinterno dei polmoni.
SULLE PIANTE: brevi esposizioni a SO2 concentrata portano a necrosi sulle
foglie ( SO2 viene trasformata in H2SO4). Esposizione
prolungata ad SO2 poco concentrata provoca ingiallimento delle foglie (si
blocca la produzione di clorofilla).
SUI MATERIALI: malta,
ardesia, marmo (contenenti carbonati) sono attaccati dallH2SO4
. I solfati prodotti (solubili) sono asportati dalla pioggia: CaCO3+ H2SO4 =>
CaSO4+ CO2+ H2O. Queste piogge acide , attraverso
l'abbassamento del pH, provocano anche la corrosione delle armature dei conglomerati
cementizi, con sgretolamento della struttura.
4)COME LIMITARE LE EMISSIONI DI SO2
Come tutti gli
inquinanti gassosi, anche per gli ossidi di zolfo sono stati individuati dei livelli di
rischio intorno agli 0,03 ppm; da una decina di anni i più potenti stati della Terra si
stanno impegnando a limitare le emissioni; basti pensare che gli Stati Uniti hanno ridotto
le emissioni del 50%, da 20 t/annue a 10 t/annue. Poiché gli ossidi di zolfo emessi
nellaria derivano dallo zolfo contenuto nei combustibili abbiamo tre alternative
possibili per evitare di scaricarli nellaria: o eliminiamo lo zolfo prima di
bruciare il combustibile, o cerchiamo di immobilizzarlo durante la combustione
trasformandolo in prodotti non volatili o, infine, lo eliminiamo prima di immetterlo
nellatmosfera. Unaltra ovvia possibilità è di utilizzare solo combustibili
che non lo contengono o lo contengono in misura minore, come il metano o lolio
combustibile a basso tenore di zolfo.Il
contenimento delle emissioni di anidride solforosa si può quindi ottenere:
impiegando combustibili con basso tenore di
zolfo;
introducendo tecniche particolari di combustione (ad esempio quella a letto fluido);
utilizzando sistemi di abbattimento come la desolforazione dei fumi.
Per diminuire gli effetti locali dovuti alle
emissioni industriali, i fumi di scarico sono immessi nellatmosfera ad alte quote
con conseguente riduzione dellinquinamento locale ma con leffetto di
trasferirlo a lunghe distanze (vedi piogge acide). E possibile eliminare o ridurre
notevolmente il contenuto di zolfo per i combustibili liquidi; nel caso
dellolio combustibile si utilizza generalmente un metodo catalitico.Usando un
catalizzatore si possono, per esempio, convertire composti solforati di un olio
combustibile in acido solfidrico, che è un gas che può essere facilmente trasformato in
zolfo. Lo zolfo puro è un prodotto con un alto valore commerciale e pertanto trova facile
collocazione sul mercato.
Un altro sistema di abbattimento di SO2 è la desolforazione del carbone:
questa può essere effettuata con metodi fisici, chimici o biologici. Nei metodi fisici si
sfrutta una qualunque diversità delle proprietà fisiche, per esempio il peso specifico,
tra il carbone e i composti dello zolfo in prodotti facilmente separabili dal carbone.I
metodi chimici prevedono processi di conversione e assorbimento con opportuni solventi.
Infine i metodi biologici permettono di abbattere lo zolfo con l'impiego di dei
batteri capaci di utilizzare lenergia dei processi di ossidazione per i loro
processi metabolici: il "thiobacillus ferroxdans" è capace di ossidare la
pirite a solfato ferrico che è una sostanza molto solubile e che può quindi essere
eliminata per semplice lavaggio. La desolforazione preventiva con il metodo biologico può
essere , in alcuni casi, più conveniente , in termini di costo, del trattamento
dellemissioni di combustioni. Sembra che altri batteri possano essere utilizzati per
la eliminazione dello zolfo legato ai composti organici, questo è particolarmente
importante per il carbone italiano del Sulcis che contiene una quantità notevole di zolfo
organico.
Un metodo che si sta rivelando di grande interesse per ottenere dal carbone un
combustibile privo di zolfo è la gassificazione. Nei suoi aspetti fondamentali il
processo ha, in realtà, più di cento anni, ma nuove soluzione tecnologiche e
laumento dei costi, che la introduzione delle tecniche di desolforazione dei gas di
combustione impone per gli impianti a combustibile tradizionale, lo hanno riportato di
attualità. La formazione di combustibile gassoso si ottiene riscaldando una miscela di
carbone, acqua e ossigeno. Lossigeno viene immesso in quantità insufficiente a
trasformare il carbone in anidride carbonica e la reazione si arresta alla formazione di
ossido di carbonio. Uno degli aspetti di questo processo, che lo rendono particolarmente
attraente nel caso degli impianti per la produzione di energia, è che i gas caldi
derivanti dalla combustione del gas di carbone possono essere direttamente utilizzati per
azionare le turbine dei gas. Alluscita delle turbine i gas possiedono ancora
sufficiente calore per produrre vapore, che può azionare altre turbine.Le turbine a gas,
che in un impianto integrato di questo tipo producono oltre la metà della potenza
complessiva, non richiedono acqua per la condensazione del vapore. Questo ha il non
trascurabile vantaggio di ridurre l'inquinamento termico. L'uso del gas di carbone
consente anche una riduzione della emissione di ossidi di azoto tramite la umidificazione
del gas prima della combustione; ciò consente di abbassare la temperatura dei gas e
perciò di ridurre la formazione di NOx.
Un'altra possibilità per limitare la quantità di ossidi di zolfo emessi
nellatmosfera è quella di intervenire durante il processo stesso della combustione,
utilizzando la tecnologia delle cosiddette "caldaie a letto fluido".
5)LIMITI DI LEGGE
Livello di rischio per SO2: 0,080 mg/m3 (0,03 ppm); 0,365 mg/m3 per 24 ore (0,14 ppm).